L'attivista che ha contribuito a far naufragare il quadro per il trasferimento di dati tra UE-USA analizza la proposta sostitutiva, il cosiddetto Privacy Schield.

Scudo per la privacy: Max Schrems parla di piccole modifiche minori al Safe Harbour

https://api.multimedia.europarl.europa.eu/documents/20125/11572438/n003-0397-it.srt

Fino a ottobre 2015  il cosiddetto accordo "Safe Harbour"

avrebbe dovuto gestire la privacy dei dati  dei cittadini europei trasmessi agli USA.

Max Schrems voleva riavere indietro  i propri dati da Facebook

ed è riuscito a spingere la Corte di Giustizia  europea a rendere nullo l'accordo.

Lei ha ufficialmente  messo fine a Safe Harbour.

Come descriverebbe oggi la situazione  per i nostri dati? Sono al sicuro?

Ci sono diverse correnti. Alcune imprese  stanno riportando i dati in Europa

dove non sono soggetti alla legislazione  americana - la scelta migliore.

Dipende molto  dallo Stato membro in questione.

In alcuni casi  sono introdotte nuove limitazioni,

come nelle clausole contrattuali standard  che permettono un utilizzo minore dei dati,

soprattutto nel settore commerciale,  rispetto a Safe Harbour.

Il problema è che serve un nuovo accordo,

e quello proposto dalla Commissione,  il cosiddetto "Scudo per la privacy",

Scudo per la privacy: la parola del giorno.

Dovrebbe sostituire Safe Harbour,  che in teoria non esiste più.

Quali sono i punti deboli?  Ha detto che non è cambiato nulla.

Praticamente sì.  Purtroppo la situazione è questa.

I grossi problemi sono due.  Da un lato la sorveglianza governativa.

Lo scudo per la privacy non modifica nulla.

C'è un mediatore, Ombudsman,  a cui ci si può rivolgere,

che però può solo verificare la correttezza,  senza fare nulla sul caso

e neanche dire  se si è stati oggetto di sorveglianza.

L'altro problema  riguarda il settore commerciale -

la gestione interna dei dati,  ad esempio in Facebook o Google,

a cui sono state apportate  limitazioni microscopiche,

che un avvocato può raggirare  con due righe di policy sulla privacy.

È interessante che la Corte abbia richiesto

una tutela equivalente  all'interno dello Scudo per la privacy,

che invece non c'è né nella sorveglianza  di massa, né nel settore privato.

Ripercorrendo gli anni  in cui ha lottato contro Facebook -

anche se il problema non è Facebook,  ma la tutela dei dati,

La domanda cruciale riguarda  la reale tutela della privacy in Europa

oppure il continuo sventolare ai quattro venti  che siamo i paladini della privacy

mentre in realtà  non si fa nulla in questo senso.

Ciò potrà cambiare fra due anni  con la riforma della tutela dei dati.

Il problema è che non sono previste multe.  In Austria il tetto è di 25.000 euro.

La consulenza legale  per rispettare la legge

costa di più a un'impresa  che non commettere l'infrazione.

La privacy era considerata  un diritto facoltativo dei consumatori.

Dal Trattato di Lisbona  è diventata un diritto fondamentale dell'UE,

Ha studiato negli USA. Anche gli USA  dovrebbero modificare qualcosa.

Le modifiche richiederebbero  la revisione del Patriot Act.

L'UE non può esercitare una pressione tale  da far modificare il Patriot Act.

L'obiettivo è ottenere certe limitazioni.

La Silicon Valley  è tra i maggiori esportatori americani.

Se il loro principale mercato,  che è l'Unione europea,

li blocca  per via delle leggi sulla sorveglianza,

la Silicon Valley  farà pressioni su Washington

perché quelle leggi sulla sorveglianza  danneggiano i loro affari.

È questo il tipo di pressione necessaria.

Purtroppo la Commissione  ha ceduto ancora prima di provarci.

Torniamo a Facebook. Cosa devo fare  per garantire la sicurezza dei miei dati?

Non ho una risposta a questa domanda,  perché a meno di stupidate online,

come ad esempio la pubblicazione  di foto personali intime,

Ci vogliono far credere  che dipende da noi, invece non è così.

I nostri dati sono pubblicati anche da terzi,  amici o colleghi che condividono questi dati.

Facebook ha i dati personali  anche di chi non è membro

e ha un profilo di ognuno,  il cosiddetto profilo ombra.

Quindi l'idea che il singolo  sia in grado di cambiare qualcosa è falsa.

È possibile cambiare qualcosa  tramite la legislazione.

L'Europarlamento ha spinto  per una riforma della tutela dei dati,

che potrebbe rappresentare  un cambiamento sostanziale.

Lasciarlo alla discrezione dei singoli  è ingiusto

perché nessuno, neanche i più esperti,  sa effettivamente come funziona il sistema,

quindi come può un cittadino comune  decidere "con cognizione di causa"?

La "tutela dei dati"  è qualcosa di fattibile oggi?

Odio quella parola.  Si tratta di decidere  sulle proprie informazioni,

su chi è a conoscenza  di informazioni sul nostro riguardo,

su chi le può utilizzare e su chi trae profitto  grazie alle nostre informazioni.

Ognuno dovrebbe poter scegliere.  Se qualcuno vuole mostrarsi nudo online,

la scelta deve essere sua,  non di qualcun altro.