Il ministro irlandese per l'Europa elenca tra i temi caldi il Mali, la Siria, la disoccupazione giovanile e l'imminente confronto sul bilancio a lungo termine dell'UE.

Intervista: per l'Irlanda si prospetta una presidenza impegnativa

https://api.multimedia.europarl.europa.eu/documents/20125/16208241/n003-0228-it.srt

Quante possibilità ci sono che i colloqui  sul bilancio pluriennale si sblocchino?

Lucinda Creighton, ministro irlandese  per l'Europa, non rinuncia all'ottimismo.

Ci sono forti possibilità di trovare  un accordo al Consiglio, giovedì o venerdì.

Penso che tutti  siano pronti a essere pragmatici.

E credo che tutti gli stati riconoscano  la necessità di portare avanti il QFP,

per poi passare alle negoziazioni  con il Parlamento.

Concorderanno anche i Britannici,  che hanno dichiarato di volere tagli drastici

rispetto al livello di spese di bilancio  proposto dal Parlamento?

È ovvio che le dimensioni generali  del bilancio saranno ridotte,

cercando però di garantire un adeguato  finanziamento delle politiche chiave.

Non si tratta solo di spendere meno,  ma di spendere meglio.

ma per quanto riguarda gli ambiti  come quello di Horizon 2020, per esempio,

ossia gli investimenti  in ricerca e innovazione,

si può fare molto per migliorare  le modalità di spesa dei fondi

e per farlo in aree orientate al futuro.

Due settimane fa, hanno fatto discutere  le parole David Cameron

sulla sua volontà di riformare il rapporto  tra Gran Bretagna e Unione Europea.

Secondo lei, cosa si può fare o dire  a Cameron e agli euroscettici britannici

Molti leader europei condividono  tanti dei punti sollevati da Cameron,

e lo stesso vale per molti governi  e cittadini europei.

Parlo della necessità di ampliare  la responsabilità democratica

e di trovare nuove iniziative per migliorare  la competitività e l'economia dell'UE.

Sono punti indicati  anche dalla Presidenza irlandese.

E la prospettiva che la Gran Bretagna  esca dall'UE è una potenziale catastrofe

Entrambe le cose.  A mio parere, sarebbe insensato dire

che non ci saranno conseguenze  molto negative per l'UE.

L'Irlanda è un paese aperto al commercio,

ci dedichiamo con impegno  all'agenda del mercato unico

e consideriamo la Gran Bretagna  un partner vitale.

Oggi al Parlamento il Presidente francese  ha parlato del Mali.

Pensa che il resto dell'Europa  si stia impegnando abbastanza

Molti stati UE non intendono,  né desiderano,

per quanto riguarda l'intervento armato  in Mali, ma stanno sostenendo...

Se si tratta di proteggere l'Europa dai  jihadisti, non dovrebbero impegnarsi di più?

Ci sono vari metodi e vari mezzi, non si  parla solo di mandare i soldati al fronte,

come abbiamo visto nell'intervento in Mali.

Molti stati membri  stanno dando il loro sostegno

con il supporto logistico,  che è altrettanto importante.

L'Irlanda è un paese neutrale,  perciò non partecipa all'operazione militare,

ma sta valutando seriamente la possibilità  di inviare i suoi soldati

per una EUTM, una missione  di addestramento, che è molto importante.

L'intervento dei paesi UE  non si limita alla missione armata

e poi a una permanenza che si può  protrarre sul medio o lungo periodo.

Si preferisce invece un intervento rapido,  come nel caso attuale del Mali,

condotto dalla Francia ma supportato  da azioni di sostegno e addestramento

In questo ambito, non dovremmo sostenere  di più le forze di opposizione in Siria?

armare e dare totale sostegno a chiunque  si autoproclami forza di opposizione.

Dobbiamo essere molto prudenti  e avvicinarci alla questione con obiettività.

Nel caso della Siria,  l'UE ha agito con cautela.

Ci siamo presi del tempo per riflettere,

per studiare le varie anime  delle forze di opposizione, che sono tante.

Stiamo dando il nostro sostegno,  ma è un'operazione che richiede cautela.

Non dobbiamo prendere decisioni affrettate,

che potrebbero portare  a un'escalation di violenza

e a un aumento delle vittimi civili,  che tutti vogliamo evitare.