Gli emendamenti alla normativa adottati dal Parlamento garantiscono ai Paesi che ricevono sostanze chimiche pericolose nocive per le persone e per l'ambiente la possibilità di rifiutare le importazioni.

Restrizioni sull'esportazione di sostanze chimiche pericolose

https://api.multimedia.europarl.europa.eu/documents/20125/15983762/n001-120516-001-itx_mf.srt

Gli esportatori di sostanze tossiche  avranno la vita più difficile.

Non potranno più inviare prodotti tossici  ad altri Paesi senza il loro consenso.

La commissione Ambiente ha puntato  i piedi sulla tutela di salute e ambiente,

dicendo no agli interessi delle imprese,  che vorrebbero aumentare le esportazioni.

A mio parere, si stavano difendendo  maggiormente gli interessi dell'industria

che la sostenibilità e la salute  delle persone nei Paesi più poveri.

Spesso, i Paesi meno sviluppati  non hanno la capacità organizzativa

di rispondere rapidamente  a richieste estere,

e le imprese UE si sono ritrovate  senza i riscontri che attendevano.

Con questa normativa, una società  tedesca o francese, per esempio,

che non riesce a vendere i propri  prodotti pericolosi sul mercato europeo,

non potrà più scaricarli in Botswana  o Uganda o in un altro Paese africano.

Ci sono state tensioni fra deputati  ed esponenti della Commissione

ma poi si è approvata la richiesta  del Parlamento di norme più severe.

La commissione Ambiente  ha migliorato una proposta

che per noi era troppo permissiva,  così come esposta dalla Comissione.

Si è trovato un accordo  che dà più sicurezza ai cittadini

rispetto alla proposta  della Commissione UE.

Ora che le istituzioni e i Paesi UE  hanno trovato un accordo,

i Paesi avranno 60 giorni per rifiutare  l'ingresso di sostanze pericolose,

decorsi i quali i prodotti avranno il via  libera, se già accettati in passato.