Il vicepresidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, sottolinea gli sforzi dei musulmani in Europa per porre fine alla radicalizzazione e ribadisce la necessità di maggiore dialogo.

"Chi spara in nome di Dio, spara contro Dio"

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L'Europarlamento organizza  una grande conferenza a Bruxelles

con la comunità musulmana  per discutere insieme

su come fermare  la radicalizzazione nell'Islam.

Con noi il promotore: il vicepresidente  del Parlamento europeo, Antonio Tajani.

Antonio Tajani, buongiorno.  -Buongiorno.

Qual è lo scopo di questa conferenza?  -Dimostrare che c'è un Islam

che si impegna contro la radicalizzazione.

Abbiamo chiesto ad alcuni parlamentari  europei musulmani di presiedere il dibattito.

Credo che sia un modo  per aprire un confronto

e far capire che da parte nostra  non c'è nessun tentativo di isolare l'Islam,

anzi, vogliamo che l'Islam isoli i terroristi.

Nel programma c'è un panel  sul ruolo delle donne nell'Islam.

Spesso vediamo che le madri dei ragazzi  che sono partiti a combattere

dicono di sentirsi  un po' abbandonate dallo stato.

Assolutamente. Dobbiamo permettere loro  di agire meglio nelle loro famiglie

e di essere portatrici di messaggi di pace

perché possano  aiutare i loro figli a comprendere

che si può essere musulmani  e praticare la propria fede in Europa

senza dover scegliere  la via del Califfato e del terrorismo.

Secondo lei la religione c'entra davvero  nella radicalizzazione dei giovani?

Purtroppo c'è chi utilizza la religione

per accrescere il proprio consenso politico  e colpire l'avversario politico.

Chi spara in nome di Dio, spara contro Dio.  È questo il senso dell'azione che svolgiamo.

Serve una formazione di Imam europei,  che predicano l'Islam europeo

e non l'Islam come strumento di contrasto

fra il Medio Oriente, l'Oriente,  l'Africa del nord e l'Europa.

Ci sono sempre più giovani  che non sono musulmani di origine,

ma sono cristiani che si sono convertiti  all'Islam e si sono radicalizzati.

Abbiamo sbagliato anche noi? I nostri valori  cristiani non attirano più i giovani?

Dobbiamo avere il coraggio  di difendere la nostra identità.

Quando vedo che in una scuola  della Lombardia non si celebra il Natale

per timore di offendere i bambini  musulmani, mentre le mamme musulmane

vorrebbero addirittura partecipare volentieri  alle nostre celebrazioni.

Ciò vuol dire  che stiamo arretrando culturalmente.

Tanti ragazzi musulmani, vedendo  i cristiani che rinunciano alla loro identità,

li considerano deboli e poco affidabili  da un punto di vista spirituale.