L'eurodeputato Roberto Gualtieri espone gli ostacoli sul cammino dell'UE verso l'unione economica. Per il vincitore del Premio Lux, il Parlamento ha molto da imparare dal suo film.

Unione bancaria: fratelli al fronte? - Il cinema come strumento di unione

https://api.multimedia.europarl.europa.eu/documents/20125/16459402/m004-0100-it.srt

Buongiorno. Benvenuti a questa puntata  numero 100 di 7 Giorni in Europa

Due anni fa, quando abbiamo lanciato  questo programma, parlavamo di crisi.

La Troika aveva iniziato ad andare  in Grecia, Portogallo e Irlanda,

dettando ai governi le riforme da attuare  per ricevere i prestiti europei.

Oggi, dopo due anni,  parliamo ancora di crisi.

Ci sono ormai 26 milioni di disoccupati,

ma almeno si cominciano a costruire  soluzioni durature per la tenuta dell'euro,

tra cui l'unione bancaria  e il fallimento ordinato delle banche.

Buongiorno Roberto Gualtieri.  -Buongiorno.

È un eurodeputato socialista  eletto con il Partito Democratico

ed è uno dei tre sherpa dell'Europarlamento  che va a incontrare i governi

per negoziare il futuro  dell'unione economica e finanziaria.

Chi meglio di lei ci può dire  cosa bolle in pentola,

soprattutto riguardo all'Unione bancaria  e al fallimento delle banche.

Ma prima di entrare nel vivo  del tema di oggi,

abbiamo un minuto di domande secche  a cui può rispondere solo sì o no.

Nelle primarie del PD ha appoggiato  uno dei candidati che ha perso.

Matteo Renzi può vincere le elezioni?  -Sì.

Le piacciono le misure anticrisi  decise finora in Europa? -No.

Senza riforme e tagli non si risanano  i conti, è d'accordo? -No.

C'è un altro modo per risolvere la crisi?  -Sì.

La Germania cambierà idea  al vertice di dicembre?

Saranno firmati contratti vincolanti  per il rispetto degli impegni presi?

I contratti sono una buona soluzione?  -No.

Le misure contro la disoccupazione  sono utili?

È ottimista sull'Europa?  -Nonostante tutto sì.

L'altro tema caldo su cui tutti  sono in attesa di sapere come andrà a finire

riguarda i contratti bilaterali  che si stanno negoziando

per vincolare i paesi  a rispettare il calendario delle riforme.

Qual è la buona contropartita di uno stato  che accetta questo ulteriore impegno?

Siamo in uno stadio  ancora molto preliminare

perché nonostante il Consiglio europeo  ribadisca l'accordo su alcuni punti,

vogliono arrivare  a un accordo sui principi di massima.

Questo è il compromesso  nel Consiglio europeo di dicembre,

ma in realtà c'è un forte scontro interno

con il Parlamento,  tra gli sherpa, tra visioni diverse.

Ne parlate nelle vostre riunioni?  Come si svolgono? Vi riunite al tavolo?

È un tavolo molto grande,  con gli sherpa di tutti i 27 paesi,

rappresentati dai primi ministri... -  28 paesi, scusate -

oltre agli sherpa del Parlamento,  la Commissione, la BCE.

Lo sherpa tedesco è quello  che spinge di più? -Abbastanza.

E lo sherpa italiano?  -È intelligente, fa spingere anche altri.

Lo sherpa italiano  cerca di coinvolgere gli altri paesi?

Sì, si è creato un fronte di solidarietà  con Francia, Belgio, Italia e Parlamento.

Il punto è questo...  l'ho contestato nell'ultima riunione.

Deve essere un sistema per rafforzare  il coordinamento delle politiche economiche.

Con i trattati attuali  non ci sono gli strumenti

per una politica economica  giuridicamente vincolante decisa a Bruxelles

quindi ci sono due sistemi:  multe e sanzioni, o incentivi.

Le sanzioni riguardano il deficit eccessivo,  quindi rimangono solo gli incentivi.

Il problema è che per una serie di paesi

gli incentivi  vanno bene a volte, ma non sempre.

Allora mi chiedo: a cosa serve  uno strumento di incentivi senza incentivo?

Diventa come il contratto per gli italiani.  -Quello di Berlusconi.

Rischia, giuridicamente,  di non avere grande valore,

ma per i paesi più fragili, politicamente  ed economicamente, c'è una pressione.

Rischia di essere debole con i forti  e forte con i deboli.

L'Italia sperava di ottenere in cambio  un'assicurazione sugli eurobond,

ma adesso è chiaro che non arriveranno,  con il nuovo governo tedesco.

Cosa potrebbe ottenere in cambio  per accettare un vincolo così forte?

Bisogna cambiare la filosofia  di questi contratti.

che affrontano i grandi squilibri  compresi quelli sociali e l'eurozona,

non l'idea dei compiti a casa  del singolo paese.

Devono essere degli impegni  con una contropartita.

Ad esempio, la riforma delle pensioni  o l'applicazione dell'IMU, e in cambio?

Innanzitutto bisogna definire  chiaramente cosa chiede l'UE -

Ci devono essere anche obiettivi sociali,

il tetto previsto  per i posti negli asili nido,

il tetto di risorse  per la ricerca nelle università.

e nel caso di un vantaggio a breve-medio  periodo serve un serio incentivo.

Può essere finanziario, il primo embrione  di questo bilancio aggiuntivo dell'eurozona,

Una golden rule sugli investimenti,  un allentamento del Patto di Stabilità,

allora diventa uno scambio sensato. Ma  così come sono delineati non vanno bene.

La interrompo. Guardiamo insieme  il resto dell'attualità della settimana.